CINEMA |
LA RECENSIONE DEL MESE |
LE ONDE DEL DESTINORegia, soggetto e sceneggiatura: Lars Von Trier |
Breaking the waves è un melodramma ambientato in una piccola comunità calvinista della Scozia. Bess, la protagonista, vive una breve e travolgente esperienza coniugale con Jan, uno straniero che lavora come operaio su una piattaforma petrolifera. A causa di un incidente questi resta paralizzato. Durante il ricovero in ospedale Bess, assecondando le assurde richieste del marito, intraprende delle esperienze sessuali con degli sconosciuti. Alla fine, ironia della sorte, questa spirale perversa porterà lei alla morte e lui alla guarigione. Il film è un crogiuolo di religione ed erotismo che rifugge dal genere romantico classico. Trier mette in scena un amore che esplode nella sua fisicità non nel suo platonismo. Lo spettatore è coinvolto dalla stupefacente presenza scenica dell'allora esordiente Emily Watson che, nella storia, vive il suo amore in una fede ed in una fisicità esasperati. Ben sette capitoli scandiscono il dipanarsi del film. La fotografia è stata curata da Robby Muller, già noto collaboratore di registi come Jim Jarmusch e Wim Wenders. Il finale, credo volutamente surreale, conferma il velato misticismo che ricopre l'intero film. A dispetto dello stile documentaristico L.O.d.D. ci propone una storia che esula dalla realtà, un sentimento, l'amore, difficile da comprendere, ancora più da filmare. Non è un film per famiglie, questo pare evidente. Non è neppure un film adatto per trascorrere un paio d'ore (quasi tre a dire il vero) in cerca di commozione, è un film sincero, crudo, qualcosa che, in linea con il suo autore, impone comunque una riflessione. |
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Pietro Barboni |
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