L’inizio del film, la scena della festa per l’elezione di Al Gore alle presidenziali del 2000 accompagnata dal commento “E se fosse solo un sogno…”, si contrappone alle immagini successive, che mostrano ciò che è accaduto veramente e cioè la vittoria dell’altro candidato, George W. Bush.
Da qui Michael Moore rende palesi i dubbi ,più o meno leciti, sorti intorno alla vicenda e a tutto ciò che è accaduto successivamente; infatti, il sospetto che Bush avesse vinto in maniera non proprio pulita era presente già allora, ma forse ciò che non si immaginava è che a molti cittadini, soprattutto afroamericani, fosse stato negato il diritto di voto. Probabilmente non si pensava neanche ad un legame tra le famiglie Bush e Bin Laden, alla poca importanza data agli avvertimenti sui possibili atti terroristici; ciò che è evidente, comunque, è che, l’attacco alle Due Torri sia servito, in qualche modo, al Presidente per instaurare un clima di paura e insicurezza negli americani.
La forza di Moore risiede nella capacità di cogliere nessi tra le situazioni, ma anche di sottolineare il dolore dei familiari dei militari morti, dei bambini di Baghdad. Scene di sofferenza alternate, grazie ad un abile montaggio, alle espressioni di Bush, alle sue frasi dette solo per far ridere, che, invece, lo rendono ridicolo.
Tutto accompagnato dal commento del regista e dalla musica che assume un ruolo importante nelle scene delle interviste ai giovani marines che si caricano, prima di attaccare la città, con canzoni molto particolari.
Ogni singolo elemento del film è fondamentale, ma una delle scene più emblematiche è quella in cui Moore stesso invita i parlamentari a far arruolare i loro figli.
Un film da vedere, per capire molte cose e riflettere… |
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