INTERVISTE |
FABIO CONCATO Teatro "La Perla" - Montegranaro - 19 Marzo 2004 |
Anche stavolta UniBox s'è intrufolato tra i camerini del Teatro “La Perla” di Montegranaro per intervistare, il 19 marzo scorso, un grande della musica italiana: Fabio Concato, in tournè in questo periodo con Anna Oxa per un concerto già dal titolo molto interessante: “Concato/Oxa e viceversa… Tour 2004”. Mi scuso pubblicamente con Fabio Concato se l'ho fatto un tantino spazientire con le mie domande ma, avendolo intervistato cinque minuti prima del concerto, dietro i suoi simpatici baffetti biondi ho notato quel pizzico d'adrenalina in più che si ha spesso prima di ogni esecuzione musicale. Ma alla fine ha dimostrato tutta la sua disponibilità e la sua simpatia. Eccone i risultati. Dagli esordi fortemente influenzati dal cabaret, alla gavetta, dai primi successi alle contaminazioni musicali del tango, del jazz e della bossa nova. Ma di che cosa è alla ricerca Fabio Concato? Innanzi tutto sono alla ricerca di me stesso, che non è una roba facilissima… E una roba molto difficile. A livello musicale, non lo so… Spero e credo che servirà alla mia scoperta personale in qualche altra cosa… Certo, nel frattempo mi piace ascoltare il jazz, mi piace ascoltare la musica sudamericana e mi piace ascoltare tutta la musica in generale… Poi, parlare di sé è sempre una cosa un po' difficile… Nelle sue canzoni traspare sempre una vena malinconica tipica della musica di altri tempi già trascorsi, ma quant'è importante la memoria nella scrittura musicale? E', è importante! Non è importante, è importantissima. A me piace sempre dire che: “alle mie spalle c'è il mio futuro”, nel senso che, faccio tesoro di quello che mi è accaduto , o di quello che è accaduto in generale ai miei colleghi musicisti eccetera, per andare avanti…. Si, però è vero che c'è un po' di sa… Quella che i brasiliani chiamano molto musicalmente “saudagi” che, forse, suona un po' meno peggio di “nostalgia” o di malinconia. Però ecco non è sempre un'operazione negativa… E' il salvaguardare la memoria (che è una cosa diversa) per andare avanti, in avanti… Cioè: non significa per forza “spararsi” tra le dita dei piedi… No, no, assolutamente… Anche perché poi, sono vive le canzoni… Si, assolutamente. Se Dio vuole…. Nella sua attività artistica ha sempre avuto un occhio di riguardo al mondo del sociale e, nello specifico, sulla tutela dei diritti dei minori. Ricordiamo tra l'altro la canzone “051” in difesa del servizio “Telefono Azzurro”. In che modo la musica può essere considerata un mezzo di comunicazione? Mah, secondo me, proprio sull'esperienza, sulla base di questa esperienza, la musica può essere, sa essere infinitamente più potente di molte tavole rotonde, dibattiti e quant'altro… Perché la musica arriva comunque, che tu lo voglia o no e, è prima filtrata dal cuore… Quindi, insomma, ora che arriva al cervello… In altri termini: tu puoi dire cose anche molto pesanti però attraverso la musica è tutto più mediato, filtrato ed in questo senso ha una potenza che non hanno molti atri mezzi Ma veniamo alla serata di questa sera: “Concato/Oxa e viceversa”, schiena contro schiena, dialoghi ameni, trappole di comunicazione… Si, trappole di comunicazione… E', non lo so…. Ma qual è il senso di questo spettacolo? Bè, il senso vero è che due artisti che provengono da percorsi artistici molto diversi stanno insieme bene sullo stesso palco, con la stessa disponibilità di animo per prendere le cose migliori dell'altro... E questo, secondo me, è una piccola lezione che noi diamo, con grande umiltà, con grande modestia ma, che auspichiamo venga anche ripreso da qualcun'altro... Concato/Oxa che cantano insieme “Io non mi sento italiano” di Giorgio Gaber. Cosa accomuna Concato e Oxa a Giorgio Gaber? Probabilmente, ad una prima lettura nulla. Ma, sarebbe una lettura davvero molto superficiale… S ono molte le cose che accomunano me, Anna Oxa e Giorgio Gaber… Nonostante, ripeto, i percorsi diversi e nonostante la diversità. Ma, è questa la forza… Perché, se no, continuiamo a stare nel nostro orticello, non andiamo mai oltre il paletto che qualcuno ci ha messo e viviamo sempre così come viviamo… Pieni di paure, terrori eccetera, eccetera. Progetti futuri. I Progetti futuri attengono alla musica… Non solo la musica sui dischi ma, magari, la musica nella prosa, la musica nel cinema… Cioè, quello che vorrei fare da grande. Ecco, diciamo che, oltre a pubblicare un disco più o meno distribuito ogni due anni, mi piacerebbe occuparmi anche di altre cose… E quindi fare il musicista a 360 gradi. In questo paese è un po' difficile, però talvolta ci si riesce e qualcuno di noi ci prova, quanto meno. |
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Samuele Baccifava |
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