INTERVISTE |
ANGELO BRANDUARDI 19 Maggio 2004 -
Teatro dell'Aquila – Fermo |
Zoccoli bianchi, pantaloni a braghe larghe e tracolla in cuoio appesa sulle spalle. "Sono Angelo" - mi dice ed apre il suo pacchetto di tabacco. Ci mettiamo in un posto più tranquillo, seduti. Ed inizia l'intervista. Mentre parla si tocca spesso il naso che diventa anche argomento di discussione. Mi sembra l'idea fatta persona di Vitangelo Mostarda, il protagonista del romanzo "Uno nessuno e centomila" di Luigi Pirandello. Prima di partire per il suo Tour Europeo, ad Unibox Angelo Branduardi concede questa simpatica intervista. Angelo Branduardi nell'attuale panorama musicale italiano. Testi apparentemente lontani che si contaminano con melodie appartenenti ad altre epoche: il Menestrello del “Futuro Antico (parafrasando un suo disco). Qual è il senso di questa ricerca? Non credo che ci sia un senso preciso, logico. E' l'espressione di una musicalità, come io ce l'ho, come io la intendo. E' lo stesso motivo per cui io ho questo naso e, ahimè, non un altro. Nell'arco di tanti anni, molti son stati di formazione scolastica musicale classica (perché io vendo dal conservatorio, dove per altro senza falsa modestia, mi sono diplomato in giovanissima età) poi, per qualche strano motivo, un certo tipo di musicalità mi è sembrata più congeniale e , da quella, io son partito per fare le mie cose… Ovviamente: dal punto del servizio mero, non serve a niente… Cioè nessuna musica serve a niente ed è forse proprio anzi, la cosa bella. Branduardi e la letteratura. Nel 1985 cantava William Butler Yeats (poeta irlandese del primo novecento). Qualche anno più tardi mette in musica l'incipit del Qoèlet con “Vanità di Vanità” poi, è la volta de l'“Infinitamente piccolo” e del progetto musicale sui “Fioretti di San Francesco” e sulla messa in musica dell'XI Canto del Paradiso di Dante. Per non parlare delle poesie indiane musicate nell'ultimo disco “Altro e Altrove”. Musica, letteratura ed il loro influenzarsi. Perché questa sperimentazione? Io non la trovo una sperimentazione. Anche questo lo faccio perché mi viene per istinto e per piacere. E' vero dal punto di vista teorico che ciò che è già poesia, in teoria, non dovrebbe essere musicato. La poesia, quando è scritta per essere tale, contiene già una sua musicalità, un suo ritmo. Aggiungere musicalità a musicalità, è come sentire due dischi diversi assieme… Cioè una totale cacofonia. Questo dal punto di vista teorico però, dal punto di vista pratico, in realtà (sorride) era tanto il desiderio che avevo di impossessarmi delle poesie di Yeats, piuttosto che dei “Fioretti di San Francesco”, piuttosto che delle antiche poesie d'amore popolare e dei canti erotici primitivi, che son passato direttamente alla pratica. In quest'epoca ha senso parlare di “ricontestualizzazione di testi antichi”? Mah, non direi. Per me è una forma di profondo godimento e di grande piacere e consolazione come tutta la musica. Che cos'è la memoria? La memoria è ciò che ci ricorda quello che fummo. Ma la memoria vive sottilmente nel presente e determina molto spesso il passato. Guardiamo la nostra civiltà, la civiltà occidentale cristiana ha una memoria che dovrebbe pesare molto nel nostro modo di comportarci e non può che essere così… Anche se noi non lo vogliamo, fossimo che so: “atei”… Voglio dire: la grande memoria cristiana che ha invaso migliaia d'anni il nostro mondo, ha potentemente impresso quello che è il nostro carattere. Non ne possiamo fare a meno perché, disconoscere la memoria è non riconoscere sé stessi. Italiano, tedesco, francese e spagnolo sono le lingue in cui si è cimentato. Le diverse lingue e la loro musicalità. Vezzo artistico o determinata volontà di comunicazione? C'era anche un vezzo artistico perché è molto divertente sentirsi ascoltare in un'altra lingua. Devo dire che io, fortunatamente anche perché ho passato tanto tempo fuori Italia, le parlo abbastanza bene e quindi, mi era relativamente facile… E poi anche un vezzo ed una maniera di farsi intendere. Però in Tedesco, per esempio, - che è una lingua che trovo “musicalissima” ma non adatta al mio tipo di ritmo, io ho cantato una sola volta…ed era il tema di un film ( “Momo secondo Ponzio Pilato”) dove la musica era costruita appositamente per quello stesso film… Quindi è un po' diverso. Per il resto, io faccio tantissimi concerti in Germania, mi esprimo in Tedesco (saluto il pubblico, dico, eccetera) ma poi canto in italiano. Musica e non solo. Nella sua attività collabora spesso con Enti ed Organizzazioni per scopi sociali ed umanitari. Ricordiamo le raccolte fondi per le popolazioni dell'Ex Jugoslavia ed il concerto nell'agosto del 2000 a Roma per la Giornata Mondiale della Giuventù. Musica ed impegno sociale. Qual è il senso di questo connubio? La musica è di per sé fatta da persone (i musicisti) che hanno un equilibrio un po'… Un po' strano (sorride). Sono un po' “border-line” e trovano nella musica la propria consolazione… - perlomeno nel mio caso - quindi a maggior ragione la musica è dedicata a coloro i quali soffrono e per i quali può essere una consolazione ancora più profonda. Quindi Musica ed impegno, sono l'uno la faccia dell'altro. Oggi il concerto qui a Fermo poi il Tour Europeo ed il progetto su San Francesco… In verità è una Lauda. Cioè è costruito secondo i modi esatti, quasi filologici dell'antica Lauda Medievale che è figlia del Cantico, quindi figlia di San Francesco e, a sua volta, madre del teatro sacro di strada e poi, della commedia dell'arte. E' praticamente la vita ed alcuni episodi della vita di San Francesco che vengono, in una sorta di drammaturgia, resi sul palco attraverso la consuetudine mia musicale, quella degli attori e quella dei danzatori. Una Lauda che debutta l'undici giugno a Milano. Come nasce questo progetto? Originariamente è nato dall'interesse dei Francescani - ai quali io chiesi “perché?” - mi convinsero e poi, da cosa nasce cosa e siamo arrivati qui. |
|
|
Samuele Baccifava |
||
Torna all'Indice Interviste |
UniBox è un progetto Baskerville in collaborazione con la Dott.ssa P.Adamoli - Coordinatore: Alessandro Marsili. |