a cura Francesca Bortoletti e Annalisa Sacchi
La scena del teatro come luogo di sopravvivenze, ritorni, tracce e fantasmi
@ 2018 - Pag. 500
Ebook in
Cosa rimane del teatro quando il sipario si è chiuso?
Si può rintracciare una strategia, una logica, una tecnica, per cui il teatro
costruisce la sua propria memorabilità?
“Remeber me”, intima ad Amleto il fantasma del re suo padre, un’immagine insistente
che nella scena ha il luogo della propria ricomparsa e la promessa della propria memorabilità.
Tutta la storia del teatro occidentale è animata da simili richieste di sopravvivenza, che permettono all’arte effimera per eccellenza di rimanere oltre il tempo specifico dell’evento.
Questo libro interroga la forma dei ritorni con cui la scena teatrale, nel Rinascimento e nel contemporaneo, organizza la propria memorabilità. L’oggetto è insieme generale – il teatro è in sé archivio, macchina di ripetizioni, medium di un ritorno – e particolare – la ricomparsa di forme specifiche di rappresentazione.
L’ipotesi centrale che attraversa i vari interventi è che la costruzione di una certa memorabilità a teatro passi per principi quantificabili, ripetibili e trasmissibili, e che l’efficacia del teatro in termini mnestici torni come forza attualizzabile, nel corso della storia, sotto nuova forma, dall’antichità al contemporaneo. Là dove un’arte della memoria è all’opera in scena, quando una certa scena è costruita secondo una retorica della memorabilità capace di indurre un effetto memoriale negli spettatori, essa è in grado di fondare una comunità non solo in termini di istantaneità (la compresenza degli spettatori nello spazio e nel tempo dell’evento), ma anche di durata, tramite la costruzione di una memoria – futura – comune: un segreto appuntamento tra quelli che condividono nient’altro che un ricordo.
Il presente acronico della scena si distende allora tra il tempo passato che ritorna
e il tempo futuro in cui lo spettatore ricorderà, rinnovando la promessa di Amleto:
“Remember me”.
Francesca Bortoletti è Research Associate presso il Center for Early Modern History della
University of Minnesota, dove sta conducendo una ricerca sulla intermedialità della festa nel
Rinascimento Italiano e relativo Atlas digitale, che ha ricevuto il supporto, tra gli altri, della
Delmas Foundation e dell’Italian Academy, Columbia University, di cui è stata research fellow
nel 2014. Tra le sue pubblicazioni Egloga e spettacolo nel primo Rinascimento. (Bulzoni, 2008),
e L’attore del Parnaso (Mimesis, 2012). Come research fellow del progetto ERC Italian Voices
ha pubblicato sulla ricezione della cultura classica nella poesia bucolica rinascimentale (in
Afterlife of Virgil, Warburg Institute, 2017) e sulle pratiche performative di corte (in Voices
and Texts, Ashgate, 2016).
Annalisa Sacchi è Professore associato di Estetica del teatro presso l’Università Iuav di Venezia,
dove dirige il corso di laurea magistrale in teatro e arti performative. È Principal Investigator del progetto vincitore di ERC Starting Grant “INCOMMON. In Praise of Community. Shared creativity in arts and politics in Italy (1959-1979). Tra le sue pubblicazioni Il posto del re. Estetiche del teatro di regia nel modernismo e nel contemporaneo (Bulzoni, 2012), e la traduzione e curatela di Filosofi e uomini di scena di Freddie Rokem (Mimesis, 2013). Sul lavoro della Socìetas Raffaello Sanzio ha pubblicato Shakespeare per la Socìetas Raffaello Sanzio (ETS, 2014) e con Enrico Pitozzi Itinera. Trajectoires de la forme Tragedia Endogonidia (Actes Sud, 2008).
In copertina: Merge Memory di Lara Hanson (www.larahanson.com)
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