Letizia Moratti (Pres.RAI, Italia)
1) La rapida evoluzione tecnologica degli scenari della comunicazione, che molto opportunamente la Conferenza Internazionale promossa dall'ANSA ha messo al centro del confronto odierno, impone una riflessione profonda a tutti coloro che operano in questo settore. Si tratta di una riflessione che coinvolge le finalità, il ruolo culturale e sociale e il senso stesso della missione che ogni mezzo di comunicazione svolge in una Societ che vede proprio nell'informazione uno degli elementi centrali attorno ai quali si deciderà il destino dei singoli Paesi e dell'intero pianeta.
L'informazione rappresenta infatti ormai non solo un settore trainante dell'economia (negli Stati Uniti per esempio esso figura ai primissimi posti nella scala dei fattori produttivi), ma anche un punto di riferimento sempre più importante sul quale si misura - e sempre più si misurerà nel futuro - lo stesso livello di sviluppo dei Paesi, così come fino a poco tempo fa esso veniva individuato sulla base del grado di industrializzazione o del possesso di materie prime. Ma l'informazione, è evidente, non è semplicemente un bene come gli altri, perché attraverso essa è possibile condizionare profondamente attegiamenti, comportamenti, nonché lo stesso senso di condivisione dei valori e di appartenenza ad una comunit.
2) Ecco perché appare a mio avviso centrale, insieme al dibattito sull'evoluzione tecnologica, sull''hardware' della comunicazione, sviluppare contemporaneamente un'approfondita riflessione sul 'software', e vale a dire sui contenuti, sui messaggi che sono veicolati dei media e che saranno veicolati con ancor maggior efficacia dalle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. E' abbastanza sorprendente, invece, che mentre si moltiplicano gli interventi su elementi pur fondamentali quali la cablatura del territorio o la necessit di nuove regole per favorire la convergenza tra TV e telecomunicazioni, poche parole si siano ancora spese, ad esempio, sul sostegno e sulla tutela del patrimonio audiovisivo nazionale, quando tutti sanno che la programmazione e l'offerta televisiva ancora oggi dipendono massicciamente, a livello continentale e italiano, dalla aquisizione di prodotti estranei alle nostra tradizionale. Utilizzando l'abusata metafora della Società dell'Informazione quale nuova e sterminata 'autostrada informatica', è come se fossimo tutti occupati a capire chi dovrà costruire queste autostrade, quali dovranno essere i pedaggi e le tariffe, quante le corsie e i viadotti, quale il tipo di asfalto, senza però che nessuno stia riflettendo su quali saranno i veicoli che attraverseranno le nuove arterie e quali i soggetti che li guideranno. Sarebbe estremamente rischioso dare vita ad un grande sforzo per la realizzazione di nuove e straordinarie tecnologie, per ritrovarci ad assistere poi ad un traffico di prodotti esclusivamente stranieri. E il problema è ancora più rilevante sopratutto se si considera che tali prodotti hanno direttamente a che vedere, come ho detto, con l'informazione, l'educazione, l'intrattenimento e il tempo libero, insomma con tutto ciò che riguarda la nostra vita, la nostra cultura, la nostra memoria storica e, perché no, la nostra identità nazionale.
3) Questo ragionamento coinvolge che - con il suo ruolo di naturale mediatore tra le spinte settoriali del mercato e le esigenze complessive della collettività - deve sempre pi essere il portatore di quei valori positivi socialmente condivisi che sono alla base della convivenza nazionale. E, tra tali valori, un posto assolutamente preminente è rivestito proprio dall'informazione: da un'informazione che non è pi mera sommatoria di notizie, ma che diviene informazione di servizio, chiara, obiettiva e largamente accessibile; che diviene, in sintesi, effettiva comunicazione ed efficace strumento di comprensione. Il servizion pubblico consapevole della grande responsabilità che ha in questo quadro, sia per i compiti che ad esso sono istituzionalmente attribuiti, sia per le nuove sfide che gli scenari in evoluzione impongono. Il servizio pubblico è consapevole che, pur nella sua tradizione di televisione generalista, esso deve continuamente sperimentare, innovare e riposizionare il proprio prodotto e la propria offerta - in particolar modo (ma non solo) quella informativa - sulla base delle esigenze della colletività in continua mutazione, grazie ad un costante rapporto di dialogo e confronto con essa. Il servizio pubblico è consapevole della necessit, per rispetto del suo pubblico, di ripensare i prorpi modelli produttivi, il proprio modo di fare radio e televisione, ricercando sempre nuove forme di diversificazione dell'offerta, senza adagiarsi su formule sicure e aprendo ogni genere, anche i pi diversi, alla contaminazione delle istanze di rinnovamento che provengono dal Paese. Questa generale consapevolezza è infatti l'unico antidoto al rischio, sempre forte e presente sopratutto nel modello di televisione generalista, di appiattirsi su forme di intrattenimento e di svago fini a se stesse che provocano, alla lunga, il rigetto sociale e culturale dello stesso mezzo televisivo. E' questo un rischio che deve essere tenuto ben presente, perch una televisione che clona se stessa, che sempre pi ripiegata sugli stessi modelli ideativi e produttivi, rischia di staccarsi dalla realt viva del Paese e di non rappresentarne pi le istanze e le aspettative. Da qui la necessit davvero di un'informazione 'su misura': su misura - ecco il senso dondamentale che voglio dare a questa parola - di una collettivit che chiede informazione utili e neccessarie, in grado di rispondere a quei forti processi di cambiamento che attraversano la base del nostro Paese, sempre pi matura e attenta alle trasformazioni di livello blobale e planetario che sono in corso.
4) Vuol dire che la RAI ha gi concretamente avviato quest'impegno, sopratutto in quest'ultimo periodo, anche se - non voglio nasconderlo - esistono ancora forti elementi di criticit. La recente approvazione della 'Carta dell'Informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico' costituisce, ad esempio, un tentativo sistematico di costruire punti di riferimento stabili e condivisi per tutti gli operatori fondamentali del servizio pubblico. In questa stessa direzione, nella ricerca di un riposizionamento strategico del prodotto, potrei citare alcune trasmissioni che certamente innovano la tradizionale offerta televisiva, sia nel campo dell'informazione (si pensi all'avvio di nuovi appuntamenti giornalistici di approfondimento quali ' il fatto' e 'TV 7', nonchè le sperimentazioni della direzione Format), sia nel campo della cultura e dell'intrattenimento intelligente (con prodotti di fiction di alto valore e trasmissioni televisive su eventi di grande rilievo e spettacolarit). Ed ancora nella stessa direzione si pongono i numerosi accordi-quadro che la RAI ha realizzato prorpio per avvicinare di pi i cittadini alla realt sociale, politica e amministrativa e per essere tramite tra le istituzioni e il Paese: con il Parlamento per trasmissioni sistematiche sull'attività delle istituzioni legislative; con il Ministero della Pubblica Istruzione per una serie di iniziative che prevedono anche la crescita di un canale tematico via satellite dedicato alla formazione scolastica e permanente; con il Ministero della Sanit per una serie di programmi di educazione e informazione sanitara; con il Ministero della Funzione Pubblica per trasmissioni che illustrino chiaramente il rapporto cittadini - amministrazione, e cos via. Tutto ci sostanzia un'informazione sempre pi tematica, puntuale, esauriente, quindi sempre pi "di servizio" e sempre pi "su misura". Da tutto ci deduce che il nostro concetto di informazione "su misura" ha anche un'altra valenza di rilievo rispetto a quella che ho accennato prima perch qualcosa che va aldil della pur lecita ricerca di nicchie e segmenti di mercato. E'qualcosa che non sostituisce, ma che si aggiunge al fondamentale servizio della televisione generalista, che l'ente radiotelevisivo pubblico ha espletato negli anni e che intende continuare ad espletare con sempre maggiore impegno. In questa chiave, noi riteniamo opportuno e addirittura indispensabile la presenza del servizio pubblico in tutti i settori del 'nuovo che avanza': proprio per evitare che le grandi potenzialità racchiuse nell'evoluzione tecnologica diventino soltanto un business per operatori commerciali e un fattore di nuove, intollerabili sperequazioni sociali e culturali all'interno della colletività.
5) Ho iniziato dicendo che venuto il momento per tutti gli operatori - il servizio pubblico in primo luogo ma certamente anche gli altri - di riflettere sulla rotta complessiva del sistema della comunicazione. E, in questo quadro, di riflettere sul ruolo del mezzo televisivo, che ha assunto all'interno del sistema una centralità cos pervasiva, una forza di penetrazione cos dirompente. Occorre avere il coraggio - specie nel campo dell' informazione - di affermare in concreto alcuni principi che sono del resto alla base della pi sana deontologia giornalistica. Non è più consentito farsi scudo degli automatismi delle pratiche professionali e di una routine quotidiana resa falsamente ineluttabile dall'incapacita di costruire punti di riferimento solidi, fondati sulla coscienza di un dovere e sull'etica della responsabilit. Non è pi consentito fermarsi solo alle percentuali di ascolto - e tale discorso assume ancora maggior valore se ci si riferisce ancora una volta ai geberi informativi - e parametrare su quelle, e solo su quelle, il prodotto, l'insieme dell'offerta, il giudizio della validità complessiva di un'emittente o di nu mezzo di comunicazione. Ancora. Non è vero e va confutato l'alibi, spesso rivendicando dagli stessi operatori, secondo cui al pubblico viene offerto un certo tipo di programmazione semplicemente perché esso la desidera. E' questo un alibi infondato, perchè gli spettatori non sono una massainforme che attende passivamente il peggio che il piccolo schermo possa dare. Si tratta di un alibi ancora pi inamissibile proprio pper il servizio pubblico, che chiamato dalle sue missioni e dal suo ruolo a concentrarsi su una programmazione equilibrata, che sia specchio fedele del sentire e del volere del complesso del Paese; che è chiamato a non cedere alle lusinghe dell'effimero e delle mode e alle vertigine dei consumi e dei facili intrattenimenti e a far prevalere invece, come ho gi detto, i pi impegnativi e complessi valori positivi che sono alla base del vivere sociale.
6) Proprio con questo spirito, che deve permeare l'intera programmazione e l'intera offerta, il servizio pubblico si presenta nella realtà di oggi e di fronte ai nuovi scenari della comunicazione: alla ricerca di un'informazione che sia basata sul luogo di conoscenza e di verità che l'uomo nel suo complesso esprimere e richiede. Una conoscenza che é la via per comprendere le differenze culturali, sociali e politiche e che diviene strumento di tolleranza. Una verit, a volte scomoda, che sa denunciare anche la miseria, l'ingiustizia, l'emarginazione, la violenza e si fa così strumento di partecipazione e di solidarietà. Questa la strada attraverso cui l'informazione si fa 'altro' e diviene vera comunicazione; attraverso cui l'utente si trasforma in cittadino e diviene soggetto partecipe e consapevole dell'intero circuito della comunicazione. Su tale strada si deve fondare questa nuova riflessione, perché i mezzi di comunicazione, la collettività, il nostro Paese nel suo complesso siano in grado di affrontare consapevolmente anche le nuove sfide che ci attendono.