Bruno Lamborghini (Olivetti, Italia)
1) Vorrei affrontare il tema cercando di contribuire sulla base della esperienza di una azienda, la Olivetti, che da sempre opera per produrre strumenti per l'utilizzo diffuso delle informazioni, dalle macchine per scrivere a tecnologia meccanica ai calcolatori, sia quelli grandi che i personal computer che sono alla base della rivoluzione informatica, alle macchine per moltiplicare le informazioni (copiatrici, stampanti) a quelle per inviare a distanza le informazioni (dalle telescriventi classiche ai facsimile ed alle centrali di telecomunicazioni) - una azienda che ora sta affrontando (e cercando di anticipare) la grande rivoluzione della Società dell'Informazione, e sta cambiando pelle, con un grande sforzo economico, industriale, finanziario, ma sopratutto con un grande impiego di cambiamento organizzativo e produttivo, di passaggio dal materiale all'immateriale (degli atomi ai bits), dal prodotto fisico, dall'oggetto al servizio ed alla rete di servizi, ma sempre avendo come riferimento, come core business l'informazione, la sua gestione, elaborazione, diffusione, comunicazione.
Pur in questo scenario di profonda discontinuità, c'é un forte impegno a mantenere i valori di fondo della propria cultura, a difendere i principi che sono alla base del suo essere azienda 'diversa', da sempre, dalla fondazione 90 anni fa (colgo anzi l'occasione per ricordare che nel 1998 si celebreranno i 90 anni della fondazione della Olivetti) dalla fondazione alla grande stagione di Adriano Olivetti alla esperienza eroica della Divisione elettronica degli anni 50, terminata troppo presto, dalle conquiste dei mercati internazionali negli anni 60 e 70 al rilancio imprenditoriale negli anni 80 ed al momento di grande sfida che si sta affrontando ora. In una fase di straordinaria guerra globale dei prezzi e dei prodotti, di downsizing delle strutture organizative e di convergenza tra informatica e telecomunicazioni. Una sfida che richiede focolizzazione, specializzazione, sviluppo di una rete di imprese. C'é una continuità nella battaglia che oggi l'azienda sta conducendo in una farse di radicale mutazione dello scenario industriale e di mercato a livello mondiale e le battaglie che ha combattuto tante volte in passato nelle numerose e frequenti fasi di cambiamento tecnologico che si sono succedute. Questa continuità é la volontà di produrre ed offrire oggetti e servizi diversi perché innovativi, ma soprattutto pensati in funzione delle esigenze effettive di chi li avrebbe utilizzati, non in funzione della tecnologia, ma dell'uso della tecnologia, dall'ergonomia delle macchine al disegno della forma all'accesso friendly (la macchina per l'uomo e non l'uomo per la macchina). E c'é una continuità anche nelle battaglie civili che l'azienda ha combattuto in passato e combatte ora nella conquista di un mercato concorrenziale e non più monopolistico nelle telecomunicazioni, una battaglia molto difficile che intende aprire la strada ad un effettivo pluralismo di offerta con l'obiettivo di dare al paese un mercato competitivo di nuovi servizi e nuove applicazioni per costruire anche in Italia una Societ dell'Informazione.
2) Pochi sono ancora in questo paese (ed in parte anche a livello europeo) coloro che hanno una effetiva percezione del grande salto, della grande discontinuità che si sta verificando con impatto sulla intera società, sull'economia, sulle istituzione. La rivoluzione dell'informazione, della Società dell'Informazione ha caratteri di radicale discontinuità rispetto alle rivoluzioni industriale sperimentato in passato. Sono in atto contemporaneamente due potenti forze che si rafforzano a vicenda con straordinari effetti la prima é la crescita geometrica della tecnologia dell'informazione e comunicazione (o dell'imateriale) (basti ricordare la crescita della potenza dei calcolatori che raddoppia in pochi mesi o la crescita delle interconnessioni di Internet che raddoppia anch'essa in termini di mesi; c'é un esempio sul libro di Negroponte che mostra la mostruosa crescita di una progressione geometrica). Crescita e pervasività della tecnologia sotto la spinta fenomeno della digitalizzazione delle informazioni per cui categorie da sempre separate (come ascoltare musica, leggere un libro, andare al cinema, guardare la TV, scrivere una lettera, fare una telefonata, fare calcoli, disegnare, ecc.) vengono unificate divenendo bit, segnali elettronici per cui tutto può essere trattato in modo omogeneo, integrato (occore un decodificatore per tradurre i bit in forme di informazione diverse). La digitalizzazione é un fenomeno rivoluzionario destinato a incidere profonadmente e di cui ancora non abbiamo un a precisa valutazione. La seconda forza é il processo di globalizzazione che cresce a vista d'occhio ogni giorno e che sta scardinando il cosidetto ordine economico mondiale (il libro di Dahrendorf é molto esplicito sui rischi che corre l'Occidente industriale ed in spece l'Europa). Queste due forze mettono in crisi non solo i concetti di spazio e di tempo, ma intere culture ed organizzazioni industriali.
Aprono la strada ad un nuovo scenario globale ed immateriale dove chi non si adegua rapidamente rischia l'emarginazione (la velocità del tempo cambiamento é profondamente diversa dal passato e vi sono ostacoli culturali pi elevati; non a caso in questa rivoluzione i popoli 'giovani' sono pi favoriti).
3) Vi é una grande incertezza (e preoccupazione) non solo nei governanti o nella gente, ma anche ngli operatori. Basta pensare a quanti megadeals della multimedialità anche in Usa sono stati annunciati, siglati e poi cancellati. Quante riorganizzazioni, downsizing, rifocalizzazione nell'industria informatica, nelle telecomunicazioni, nei media negli ultimi anni. I processi non sono più lineari. La convergenza tra industrie diverse richieste di affrontare il mix di culture diverse e la loro integrazione. Lo sforzo affrontato con la creazione di Omnitel e che si sta affrontando con l'avvio di Infostrada é stato enorme non soltanto in termini finanziari, ma sopratutto in termini culturali, avendo ben presente che l'entrata nelle telecomunicazioni non significava affatto l'abbandono della cultura dell'informatica, ma l'integrazione ed il superamento delle due culture per costruire qualcosa di nuovo che non é più solo telecomunicazioni o solo informatica, ma é la risposta al nuovo scenario che si sta definendo. Questo faticosissimo rpocesso é stato da taluni non correttamente interpretato quasi significasse l'abbandono dell'informatica per diversificare in un altro settore. In realtà, come ho detto, questa mutazione va nella direzione del nuovo scenario della Società dell'Informazione. Questo peraltro é stato ben compreso dagli investitori internazionali che sono corsi a sottoscrivere l'aumento di capitale Olivetti
4) Lo sviluppo della Società dell'Informazione non é un processo spontaneo inerziale o per lo meno gran parte delle sue conseguenze non sono inerziali. Ricordo di aver partecipato nel 82 alla redazione del Rapporto del Club di Roma sulla Rivoluzione microelettronica. Il Rapporto meteva in evidenza già nel sottotitolo 'For better and for worst' l'ambiguità della grande rivoluzione che si stava profilando e l'esigenza di guidare e non lasciarsi guidare dalla tecnologia.
Ben diversi appaiono oggiatteggiamenti esageratamente fideistici e acritici quali si riscontrano in libri di grande successo come il 'Being Digital' di Negroponte o 'The road ahead' di Gates, che una recente critica ironicamente reintitolava 'Heavy fog on the Superhighway'. All'oposto vanno collocate le posizioni fortemente conservative ed interessate di coloro che intendono difendere i previlegi di rendite corporative.
Non vi é dubbio che questo nuovo scenario sta determinando e determinerà rilevanti effetti sull'occupazione sia per effetto della crescita della produtività sia per i profondi mutamenti dei confini tra le attività con la morte e la nascita di imprese. Così come inerzialmente può allargare i fenomeni di emarginazione ed esclusione sociale: l'analfabetizzazione informatica rischia di rimandare indietro le conquiste dei processi di scolarizzazione. In Usa é molto vivo il dibattito sulla spaccatura tra have and have nots del nuovo scenario. Né questa mutazione é e sarà senza conseguenza sugli assetti politici e sulla domanda nuova di democrazia, come del resto si stà gi manifestando su scala mondiale. Va perarltro messo in evidenza in positivo che la tecnologia consente di accelerare i processi di sviluppo per le economie storicamente più arretrate, come dimostra ampiamente la straordinaria crescita dei paesi asiatici. Mi sembra che un chiaro punto di riferimento venga dalla posizione espressa nel Rapporto Bangemann sull'Europa e la Società Globale dell'Informazione elaborato nel 1994 da un gruppo di industriali ed esperti europei tra cui per l'Italia De Benedetti e Prodi. In esso si indicava chiaramente che la Società dell'Informazione non nasce da un processo di pianificazione centrale o da grandi investimenti pubblici in infrastrutture. Nasce invece dalle esigenze delle imprese, dei cittadini, del mercato, purché siano create e favorite condizioni adeguate in termini di effettiva concorrenza pluralistica in un quadro di regole precise e fatte rispettare che tutelino la privacy, la proprietà intelettuale, la sicurezza, un accesso aperto a tutti e si ivesta nelle risorse umane che rappresentano il fattore strategico di questo scenario. Il processo di costruzione della Società dell'Informazione non può limitarsi a livelli nazionali, ma deve assumere dimensione almeno europea in stretto collegamento con la crescita del processo di integrazione del mercato, dell'economia e della società europea. Quel rapporto indica anche percorsi per la costruzione della S.I., percorsi attuabili oggi con le tecnologie attuali, non nel 2000 e oltre. Applicazioni in grado di mostrare concretamente la S.I. dal telelavoro all'insegnamento a distanza, dalla telemedicina alle amministrazioni inteligenti a quello che é definito l'electronic commerce, cioé gli appalti pubblici in rete, il traffico intelligente, le città digitali, le reti tra universit, le reti di servizi per le PMI, ecc.
5) La S.I. ha un modello operante e visibile, la rete Internet oggi divenuta simbolo e catalizzatore della grande mutazione, forse in maniera eccessiva. Internet sta rivoluzionando i piani di tutti gli operatori del settore, sia nell'informatica che nelle telecomunicazioni che nei servizi on line e multimediali ed anche nei media. Internet ha spinto in avanti il ruolo delle reti, dell'intelligenza sulle reti ed ha percorso il tempo in cui tra non molto il costo della trasmissione scenderà quasi a zero (indipendentemente dai cosidetti ritocchi di Telecom che appaiono l'estrema reazione di difesa del monopolista). Internet ha un gran merito: ha fatto capire che cosa vuol dire interattività, cioé non più l'one to many della televisione passiva, ma il many to many attivo. La personalizzazione dell'informazione (vado a cercare ci che voglio sapere, non quello che altri vogliono che io sappia) contro la standartizzazione del messaggio. C'é un valore straordinario nella interattività, purché tale valore sia efficacemente difeso. Pensiamo al grande interesse per le reti civiche, per reti come Italia online. La standartizzazione, la banalizzazione é dietro l'angolo sempre. Gi oggi quanti fanno dello zapping, del netsurfing casuale sul world wide web, come lo facevano sui canali TV!. Il rischio che anche Internet divenga un caotico supermarket é molto vicino. E cresceranno i vincoli alla libera circolazione. Ma Internet ha aperto una strada diversa, una strada che cambierà i modi e gli strumenti con cui si gestiranno le informazioni nella S.I. (vediamo per ora solo la punta dell'iceberg, come qualcono ha detto siamo un pò come all'inizio della storia della radiodiffusione quando si usavano le radio a galena). Il punto chiave é prepararsi, come industria, come operatori, come utilizzatori. Mentre intelligenza nelle reti, nei servizi, dare qualit nei servizi, nei contenuti. Il contenuto, l'informazione, sarà il fattore determinante, non le reti, non gli strumenti elettronici, anche se la tecnologia é fondamentale. Il valore aggiunto si sposterà sull'informazione intelligente: c'é oggi uno sviluppo interessante nel software. I programmi di gestione sw si attaccano all'informazione in modo da renderla operativa (Java applets) per cui non importa pi se uso Windows e Macintosh. Questo richiede di investire in intelligenza dei fornitori e degli utilizzatori. E permettere lo sviluppo di un mercato pluralistico, competitivo in grado di autogestirsi ed autocontrollarsi.
5) Ritardo culturale delle istituzioni
Modello di societ
Rischio Europa
Bottom up ruolo comunità territoriale
Ruolo operatore informazione
Problema educativo.